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Arsinoe

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A Palazzo Tè lo Spinario,
a palazzo dei Conservatori Arsinoe

Lo Spinario, un bronzo del I sec. a. C. fra i più apprezzati e copiati del Rinascimento, lascia i Musei Capitolini per arricchire la mostra di Palazzo Tè ma in cambio a Roma arriva un rarissimo ritratto femminile in bronzo di età ellenistica. Uno scambio che offre nuove occasioni di conoscenza.
Laura Gigliotti

Testa volitiva di Arsinoe III 

 

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Esce lo Spinario, il bronzo donato nel 1471 da Sisto IV al popolo romano,edentra Arsinoe al Palazzo dei Conservatori. Ma solo per lo spazio della mostra La forza del bello. L’arte greca conquista l’Italia a Palazzo Te di Mantova che ha spogliato di capolavori molti musei soprattutto del Sud. La richiesta è venuta dal curatore Salvatore Settis e il Soprintendente Eugenio La Rocca non ha potuto dire di no, concedendo nove opere dei Musei Capitolini e della Centrale Montemartini.

Testa volitiva di Arsinoe III 

Un prestito non facile, lo Spinario ha una valenza simbolica forte - confessa La Rocca – ma abbiamo cercato di controbilanciare il vuoto con un oggetto che fosse un elemento di richiamo”.  E creato una piccola  mostra su una  “magnifica scultura, rarissima testimonianza di un ritratto femminile in bronzo di età ellenistica sopravvissuto al naufragio della bronzistica antica”.

Testa volitiva di Arsinoe III 

Così si farà d’ora in poi per i prestiti da altri musei e per le opere già acquistate o da acquistare, dando la giusta attenzione a ognuna. Le piccole mostre serviranno a rinnovare l’interesse sulla scultura classica penalizzata dall’arte contemporanea, afferma il Soprintendente. Ed ecco nell’allestimento di Francesco Stefanori al centro della sala degli Arazzi la testa volitiva di Arsinoe III, che per la prima volta lascia il Museo Civico di Palazzo Te a Mantova.

Testa volitiva di Arsinoe III 

Dove si trova dalla metà dell’800 quando il console generale austriaco di Alessandria d’Egitto Giuseppe Acerbi donò alla città la sua collezione formata essenzialmente di antichità egiziane e di un originale greco, la testa di Arsinoe. Un oggetto raro nei Capitolini che sono piuttosto carenti di arte alessandrina, se si eccettua la testa di Bruto Capitolino, e che consente di confrontare la produzione bronzistica in Italia e ad Alessandria d’Egitto, città greca e non egiziana.

Testa volitiva di Arsinoe III 

Poche le notizie del personaggio Arsinoe. Nata nel 240 a.C., figlia di Tolomeo III e di Berenice II regina di Cirene, andò sposa al fratello Tolomeo IV, debole e inetto. Fu lei in realtà a governare il paese per sedici anni impegnandosi direttamente nella battaglia di Rafia contro Antioco III di Siria. Poco dopo la morte del marito fu assassinata. Ma era così benvoluta che la folla inferocita giustiziò i responsabili del delitto. Durante il suo regno fu arricchita e ampliata la Biblioteca di Alessandria e divinizzato Omero a cui fu dedicato un tempio collegato alla Biblioteca. Il rilievo di Archelao di Priene, proveniente da Bovillae e oggi al British Museum di Londra, rappresenta il poeta incoronato da personaggi allegorici individuati in Tolomeo  e Arsinoe e circondato dall’Iliade e l’Odissea.

Testa volitiva di Arsinoe III 

La testa, in eccellente stato di conservazione, mostra la qualità formale raggiunta in Egitto, famoso per il marmo, dalla lavorazione del bronzo. Un ritratto sobrio, realistico “l’unico ritratto femminile di bronzo sicuramente riconoscibile come tale, giunto fino a noi”, nota Elena Ghisellini nell’esauriente saggio pubblicato da Palombi. Il confronto è con le monete coniate sia al tempo di Arsinoe che del figlio Tolomeo V. I tratti del viso sono resi in modo oggettivo, attenuando solamente i difetti fisici più vistosi, il modellato è essenziale, le superfici tese, avvolgenti. Particolare il trattamento dei capelli, curata la cesellatura delle ciocche, raffinata l’acconciatura. Tipica del tempo, ma anche propria delle divinità, richiamo implicito alla natura divina della sovrana.
Laura Gigliotti

Ottadracma riproducente la regina Arsinoe III