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Un Peter Pan….. per un figlio quarantenne |
E’ Vincenzo Salemme, che dal 7 al 27 aprile, è in scena al Teatro Olimpico di Roma con la commedia da lui scritta, diretta ed interpretata, “Bello di papà”, che tratta il rapporto padri – figli ma con molto umorismo. Con lui in scena otto validi attori. Visum ha intervistato l’attore - regista napoletano. Giancarlo Leone |
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Parte da uno spunto del 1996 la commedia in due atti Bello di papà, scritta, diretta ed interpretata da Vincenzo Salemme, in scena al Teatro Olimpico di Roma dal 7 al 27 aprile. Questa commedia, destinata ad una coppia di comici con cui aveva in progetto di collaborare non vide, però, mai il palcoscenico e rimase chiusa nel classico “cassetto”. Fino allo scorso anno quando Salemme decise di riprendere in mano il testo. E fu subito successo. Infatti è stato uno degli spettacoli più visti nella scorsa stagione, con quasi sempre il classico “tutto esaurito”. Visum ha intervistato l’attore, l’autore e regista napoletano. |
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Salemme, cosa si aspetta dallo spettacolo approdato qui a Roma? “Dallo spettacolo io so già cosa mi aspetto. E’ dal pubblico che mi aspetto qualcosa: che rida e si diverta tanto” In questo periodo c’è bisogno di ridere! “Questa frase me la sento dire da quando ho cominciato la mia carriera. Di ridere c’è sempre bisogno, come dire che c’è bisogno di mangiare, come che c’è bisogno di fare delle cose divertenti”.
Perché il pubblico dovrebbe venire a vedere questo spettacolo? “Lo abbiamo appena detto. Il pubblico deve venire perché lo spettacolo non è un ‘purpo’, che in napoletano vuol dire polipo una cosa pesante. Ecco questo spettacolo è tutto il contrario, è molto divertente e leggero”. Un testo, quello di Bello di papà, che era nel suo cassetto…“Non è che nel cassetto ci fosse il testo, c’era l’idea. Poi ho scritto la commedia l’anno scorso e subito è stato un successo. Il cassetto mi sa sempre di una cosa polverosa, il sogno dello scrittore. Ma non vi preoccupate proprio. Il pubblico si divertirà”. |
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Ci racconta la storia di questo Bello di papà? “Sono un uomo della mia età, Antonio, un odontotecnico, fidanzato da dodici anni con una bella femmina, la quale vorrebbe un figlio e sposarsi. Io non ne voglio proprio sapere. Che succede? Un mio amico, più o meno della stessa mia età – spiega Salgemma ai nostri microfoni- ha una crisi depressiva. Lui è orfano, e lo psichiatra fa capire che gli è mancata la figura paterna nell’età importante della crescita. Lo ipnotizza, lo fa tornare bambino ed io, che non voglio figli, gli devo fare da padre. Non voglio un figlio mio e mi prendo un figlio di 40 anni? Nella realtà, comunque, io avrei voluto un figli – afferma il comico - ma non è arrivato. Nella società attuale è difficile per un padre conquistarsi la fiducia di un figlio – conclude - se non hai autorità il mestiere del papà è complicato. C’è differenza tra uomo e donna genitori: le donne lo sono in maniera ancestrale, noi uomini abbiamo dentro un buco nero che non ci fa crescere”.
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Accanto a lei un gruppo di attori validi! “Attori bravissimi. Diciamo i loro nomi: Biancamaria Lelli, Massimiliano Gallo, Giovanni Ribò, Adele Pandolfi, Rosa Miranda, Domenico Aria, Roberta Formilli, Antonio Guerriero. Ma in scena siamo nove, ne ho detti otto. Ah, manco io”. Ma lei è stato un bello di papà? Che figlio è stato Vincenzo Salemme? “Sono stato un figlio molto autonomo. Sono andato via di casa a diciotto anni, da bambino ero molto indipendente. Avevano paura che fossi matto. Mi portarono dal neurologo per farmi curare e questo mi diede delle pillole. Mi ricordo che avevo 14 anni, andavo a scuola. Tornavo al mio paese da Napoli – sono cafone – e presi la prima pillolina che mi diede il medico: dieci metri, mi sedevo, dormivo dieci minuti, mi rialzavo. Altri dieci metri, mi sedevo, dormivo dieci minuti, mi rialzavo. Era un calmante, non la presi più. E ne avevo presa solo mezza, figuriamoci se l’avessi presa per intero. Pensa come potevo stare ‘inguaiato’ ”. |
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Che ne pensa dei bamboccioni, degli eterni Peter Pan? “Il nostro è un paese di bamboccioni, l’ha detto Padoa Schioppa ed io ci credo. Oggi tanti ragazzi hanno difficoltà ad andare via dalla famiglia d’origine perché non c’è lavoro, ci sono tante difficoltà. Però, secondo me, lo sbaglio sta proprio nelle famiglie, che tendono a far diventare i loro figli dei perfetti bamboccioni”. I suoi progetti futuri? “Inizierò il mio prossimo film le cui riprese termineranno a fine agosto, ma per il momento è prematuro parlarne. Riprenderò la regia lirica de La vedova allegra, per tutti gli amanti dell’operetta e sarò presto nel nuovo film di Fausto Brizzi”.Cosa ne pensa quest’anno della nuova moda del “cinecocomero” , riferito al nuovo film dei fratelli Vanzina, Un’estate al mare, le cui riprese sono già iniziate? “Nulla da eccepire, si apre un nuovo filone estivo che spero dia i suoi frutti e porti gli stessi successi del cinepanettone”. Giancarlo Leone |
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