La Pala di Arcevia

Ritorna a Arcevia nelle Marche, la Pala, ricomposta, di Luca Signorelli, dipinta per la città, che sarà visibile sino al 30 settembre 2008, in occasione dei 500 anni dalla sua realizzazione, unitamente alle opere che si trovano nella Collegiata di San Medardo. Produzione Arthemisia con catalogo Skira.
Savina Fermi

 

 

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Presentata da Vittorio Sgarbi, è ritornata per alcuni mesi ad Arcevia la Paladipinta da Luca Signorelli che raffigura la Madonna in trono col Bambino e i Santi Giacomo Maggiore, Simone, Francesco e Bonaventura, ricomposta per l’occasione.

 

E’ un olio su tavola, dipinto nel 1508 su committenza di Giacomo di Simone Filippini, per adornare la Cappella di Famiglia nella Chiesa di San Francesco e ora, la parte centrale, si trova a Milano, a Brera.

 

Nei primi anni del 1700, restaurando la chiesa, la tavola venne smembrata della cimasa, della predella, dei piastrini che furono riconsegnati alla famiglia Filippini, mentre la tavola centrale venne collocata sull’altare di San Bonaventura, contornata da stucchi.

 

I Filippini cedettero quanto loro riconsegnato, nel 1880, a un antiquario romano. Ora la cimasa si trova al Museo di San Diego, la predella in quello di Altemburg  e dei due piastrini, uno è di collezione privata inglese e l’altro è andato disperso.

 

E’ stata ricomposta per quest’esposizione. La tavola centrale nel 1811 fu requisita dai napoleonici per la Pinacoteca imperiale di Milano. Ritrovata da un studioso arceviano, Anselmo Anselmi, dopo molte ricerche, in deposito presso la Chiesa parrocchiale di Figino, fu trasferita a Brera e non riconsegnata ad Arcevia.

 

Ora ritorna dopo 500 anni, fino alla fine di settembre, in loco.E’ esposta in una particolare teca a clima controllato. Arcevia conserva anche altre opere del Signorelli, tra le quali il celebre polittico di San Medardo del 1507 e il Battesimo di Gesù del 1508, sempre nella Collegiata.

 

Questa pala appartiene al periodo nel quale Luca Signorelli meditando sull’arte rinascimentale del Centro-Italia, media tra la vitalità del movimento, derivato dal fiorentino Verrocchio, con l’incisività e la calma linearità del suo maestro Piero della Francesca.
Savina Fermi