Tra parole e musica sono tornati insieme a calcare il palcoscenico Cochi e Renato. Non è stato un pesce d’aprile, visto che hanno debuttato sul palcoscenico del Teatro Brancaccio di Roma il 1 aprile, per rimanerci fino a domenica 6 aprile. Il loro spettacolo, Nuotando con le lacrime agli occhi, è stato molto divertente ed hanno riproposto buona parte del loro repertorio con qualche novità. Consigliabilissimo per due ore di buonumore. Giancarlo Leone
Non è stato un pesce d’aprile, ma una piacevole riscoperta, un ritorno. Sono tornati, infatti, a calcare i palcoscenici teatrali Cochi e Renato, sì proprio loro, i mitici Cochi e Renato ancora insieme dopo il tour teatrale che li aveva già portati in giro per l’Italia nel 2000. Eccoli alTeatro Brancacciodi Roma dal 1 al 6 aprile. Un pesce d’aprile azzeccatissimo. Il duo comico milanese ha presentato il nuovo spettacolo, Nuotando con le lacrime agli occhi (il cui titolo dato da una delle ultime creazioni del duo, sul tema dell’immigrazione clandestina), un irresistibile mix di gag e canzoni nella tipica comicità surreale della coppia che ha fatto ridere per anni perlomeno tre generazioni. Si alternano momenti di ilarità a momenti di riflessione, con un sorriso a volte un po’ amaro, ma sempre attraverso uno scambio di battute spontaneo e divertente.
Gli sketch sono esilaranti, tutti giocati su scambi di battute stralunate, irreali, con alcuni riferimenti alla politica e all’attualità, una comicità trasversale che tocca ed accontenta tutti, poveri, ricchi, scaltri, ingenui, intelligenti, sprovveduti. Cochi e Renato dimostrano un grande feeling che riesce a portare in scena quelle che sembrano scene di vita vissuta, che fanno pensare che i due non siano attori, ma amici che parlano del più e del meno e che fuori dalla scena continuino ad essere come li vediamo sul palcoscenico. Il duo è a proprio agio davanti al pubblico, si comporta con naturalezza, anche nell’allestimento delle efficaci scenografie e nella disposizione degli oggetti di scena, tipo l’elenco telefonico usato come messale alla matrioska decapitata che diventa oggetto d’arredamento.
Le canzoni interpretate da Cochi e Renato nello spettacolo si alternano tra brani nuovi e classici del passato, pezzi storici scritti con Enzo Jannacci, come Silvano, Il piantatore di pellame, ed anche Nebbia in Val Padana, mentre non manca un giusto omaggio musicale ad un grande cantautore recentemente scomparso, Bruno Lauzi. Tutte le canzoni dello show, cantate dai comici, sono accompagnate live e arrangiate in chiave jazz-swing dall’orchestra dei Good Fellas, ottimi musicisti che integrano con la giusta musica ed il ritmo perfetto le canzoni surreali dei due comici e allo stesso tempo si dimostrano efficaci quando presentano, negli stacchi, tra uno sketch e l’altro, le loro canzoni.
Ciò che stupisce di Cochi e Renato è il loro riuscire a restare originali ed unici nel loro stile, semplice ed immediato che è cresciuto di qualità fin dal 1964, anno in cui hanno dato inizio al sodalizio artistico nel noto locale di cabaret a Milano, Derby. Bravi oltremodo a non farsi influenzare dalla comicità moderna alla Zelig, rimanendo fedeli al loro genere. Alcune gag come il compito in classe, l’immigrato che arriva in Italia a nuoto, il prete ed il chierichetto sono davvero irresistibili e canzoni come La canzoneintelligente e La vita l’è bela, che fanno parte della nostra cultura popolare, scatenano gli applausi, facendo cantare tutto il teatro.
Lo spettacolo sembra finito, ma il pubblico li vuole ancora in palcoscenico. Ed ecco che Cochi e Renato concedono il bis e lo fanno proponendo altre due mitiche canzoni gag: Come porti icapelli bella bionda e L’uselin de la comare. Dopo due ore fantastiche di spettacolo, lo show ha termine e la gente è soddisfatta di aver trascorso momenti di buon umore. Consigliato. Giancarlo Leone