Il sogno realizzato di Elisabetta Pozzi, bravissima attrice di teatro, è stato quello di portare in scena Fahrenheit 451 andato recentemente in scena al Teatro Argentina nella capitale, ora in tournèe per la regia di Luca Ronconi. Visum l’ha intervistata. Giancarlo Leone
Il sogno di Elisabetta Pozzi si è realizzato: proporre a teatro Fahrenheit 451, affidato alla regia di Luca Ronconi, andato in scena recentemente al Teatro Argentina ed ora in tournèe. Un progetto coltivato dall’attrice insieme al marito, il musicista Daniele D’Angelo e ad Alessandro Benvenuti, anche lui in scena in questo testo teatrale di Ray Bradbury.
Il mondo in cui i libri sono condannati al rogo e i difensori della cultura vengono perseguitati, immaginato dall’autore e reso noto da una famosa pellicola, diventa per la platea un’occasione per riflettere.“Due anni e mezzo fa, io e Daniele D’Angelo abbiamo sentito la necessità di raccontare questa storia – spiega a Visum l’attrice - e ci siamo occupati dei diritti”.“Bradbury non ha ceduto quelli del romanzo – continua - ma ci ha concesso un testo teatrale che lui stesso aveva elaborato trent’anni dopo la stesura narrativa. Monica Capuani l’ha tradotta e poi abbiamo interessato Ronconi per la versione teatrale”.
Un bel progetto veramente perché all’attrice - che nella messinscena incarna un duplice ruolo, quello della giovane Clarisse, e poi quella di un nonno di un vigile del fuoco impegnato a distruggere volumi - interessava mettere in luce: “l’avventura di una società totalitaria in cui si vieta di possedere libri per lasciare l’unica possibilità di veicolare la conoscenza ad una televisione che trasmette solo programmi di intrattenimento, lontani dalla cultura”. “Si forma così – sottolinea Elisabetta Pozzi - una comunità di resistenti che imparano a memoria i libri, condannati al rogo”.
Commovente è il finale, dove appaiono gli uomini-libro che incarnano i testi perduti e conservati solo nella loro mente.Lo spettacolo ha un messaggio per il pubblico.
Ed è proprio la Pozzi a ribadirlo a chiare lettere. “La cultura consente di scegliere - afferma- di immaginare e di relazionarsi con la propria intimità. Il teatro rispecchia questa verità: una comunità raccolta per assistere a uno spettacolo compie un atto importante. Isolare gli uomini permette di esercitare meglio il potere”.Chi ha orecchie per intendere intenda….. Giancarlo Leone