Canaletto e Bellotto: un confronto fra titani a Palazzo Bicherasio
Nella sontuosa sede di Palazzo Bricherasio a Torino, si svolge, dal 14 marzo fin tutta la metà di giugno, la mostra dal titolo Canaletto e Bellotto. L’arte della veduta. L’evento, organizzato dalla Fondazione Palazzo Bricherasio con il contributo della Fondazione CRT, è curato dalla Dott.ssa Bożena Anna Kowlczyk, uno tra i massimi esperti del vedutismo veneziano. Catalogo Silvana Editoriale. Vittoria Severini
Canaletto, Old Walton Bridge, 1754, olio su tela, cm 46.5x75, Londra, Dulwich Picture Gallery
La pittura di genere ed in particolar modo quella di “veduta”, si sviluppa nell’ambiente mercantile fiammingo a partire dalla prima metà Seicento. La “maniera” permea in Italia solo alla fine del secolo, quando al paesaggio classico ed idealizzato di Annibale Carracci (1560–1609), Claude Lorrain (1600–1682) e Nicola Poussin (1594–1665), si contrappone l’esigenza di dare più autonomia all’immagine di panorami archeologici e monumentali delle città.
Canaletto, Venezia: Il Canal Grande a Venezia con San Simeone Piccolo, olio su tela, cm 124.5x204.6, Londra, The National Gallery
Ecco così apparire accanto ad episodi di gusto sacro-mitologico dove l’elemento paesaggistico fa solo da quinta scenica, rappresentazioni in cui le rovine, prive dei contenuti narrativi, catturano, per loro stesse, l’intero spazio delle illustrazioni. Conseguenza di tale processo è il diffondersi, grazie all’impulso dell’olandese Gaspar Van Wittel (1652-1736), della veduta realistica, apprezzata e celebrata soprattutto in ambito veneto da artisti come Luca Carnevalijs (1663-1727), Francesco Guardi (1712-1793), Canaletto (1697-1768) e Bernardo Bellotto (1722-1780).
Bellotto, Venezia: Campo San Stin, olio su tela, cm 54.5x96.5, Londra, Penrhyn Castle, The Douglas Pennant Collection (National Trust)
La lezione “vanvitelliana” fu però acquisita, rielaborata e reinterpretata in tempi e modalità diversi. Se, infatti, Canaletto in Inghilterra (1746) enfatizza la propria visione raffinata e poetica sempre più squisitamente decorativa e rococò…caratterizzata da una forte componente scenografica, il suo allievo Bellotto a Dresda (1747) ed in altre corti del Nord, esprime appieno al propria tendenza caratteristica verso il realismo e l’interesse della natura e il paesaggio.
Bellotto, Venezia: Il Canal Grande con le chiese di Santa Croce e Santa Lucia, olio su tela, cm 59.7x92.1, Londra, The National Gallery
Alla luce di quanto espresso, si evince che il fine di questa manifestazione è quello di evidenziare il rapporto artistico tra i due grandi Maestri: per la prima volta le loro opere saranno esposte le une accanto alla altre, inducendo il fruitore ad un immediato confronto tra composizione tecniche e stili per lungo tempo confusi. Il momento più significativo di comunione artistica tra i due pittori, è rappresentato dai cosiddetti “capricci” che evidenzieranno la profonda relazione tra le composizioni dei due artisti in periodi diversi delle rispettive carriere.
Bellotto, Capriccio: due ponti e la Torre di Ezzelino, olio su tela, cm 45x85, Londra, Victoria and Albert Museum
Completa il percorso espositivo un ambiente allestito con vedute ottiche, mondi nuovi e camere oscure afferenti le Collezioni del Museo Nazionale del Cinema di Torino. Vittoria Severini
Canaletto, Capriccio: Rovine su un ponte della Laguna, olio su tela, cm 60x90, Londra, Victoria and Albert Museum