Quando si dice………..
l’armonia familiare

Al Teatro Sala Umberto di Roma, fino al 30 marzo, un’irresistibile commedia di Carlo Buccirosso, Vogliamoci tanto bene, una pièce brillante dai toni tragicomici che provoca grandi risate. Lo spettatore viene introdotto in una realtà dove la furbizia e l’arrivismo riescono a corrodere persone dai sani principi. Con l’attore in scena Maria Del Monte, Gianni Parisi e Graziella Marina.
Giancarlo Leone

 

 

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Quella a cui si assiste non si può definire una semplice commedia perché l’estro e la maestria di Carlo Buccirosso hanno saputo unire in un unico spettacolo un testo certamente comico ma, al tempo stesso, riflessivo, che tratta temi impegnativi della realtà contemporanea. Stiamo parlando della pièce, Vogliamoci tanto bene, in scena fino al 30 marzo al Teatro Sala Umberto di Roma, una commedia brillante dai toni tragicomici che provoca grandi risate.

 

 

Lo spettatore viene introdotto in una realtà dove la furbizia e l’arrivismo riescono a corrodere persone dai sani principi. Se ci soffermiamo sul titolo in maniera poco approfondita, il testo potrebbe apparire la solita e classica commedia all’italiana. Invece la trama immediatamente esalta l’arte comica di Buccirosso, nota ormai al pubblico che lo segue, che si snoda in tematiche basate sui problemi contemporanei che, sdrammatizzate e stemperate dalle battute al fulmicotone di Buccirosso e dalla sua forte mimica, in realtà sensibilizzano il pubblico verso aspetti del quotidiano un po’, magari, sottovalutati, come il problema della camorra. Al centro della trama di Vogliamoci tanto bene, Mario Buonocore, un impiegato alle poste, in malattia da un mese per grave crisi depressiva, che decide di tornare nella casa dei suoi genitori, dove ora vivono le sue due sorelle, per ritrovare il calore della famiglia, ormai perso da tempo.

 

Ma il rapporto morboso che lo aveva sempre legato alle sorelle e la fede indissolubile verso l’istituzione della famiglia, creerà molti problemi alla sua permanenza nella casa, ormai nelle piene mani di Titina, prima sorella, vedova benestante, grazie alla rendita vitalizia del marito, deceduto in strane circostanze e da Teresa, seconda sorella, ex insegnante di filosofia, la più anziana dei tre fratelli, equilibrata zitella dai sani principi morali.Mario, in questo contesto familiare, capirà subito di essere ritornato in una famiglia di estranei, dovrà farsi una ragione che il virus della disonestà, il fascino della furbizia, la filosofia di una mano lava l’altra ha inquinato anche la sua famiglia, che lui credeva fosse perfetta.

 

La convivenza si rivelerà malsana, quasi un incubo per il povero Mario, perché prevarranno le ipocrisie e tante bugie sulle vere attitudini personali. Si tengono nascosti gravi reati come l’usura, la corruzione, lo spaccio di stupefacenti nella convinzione di essere nel giusto e di condurre una vita esemplare. Se questa è vita…Così si rivela attualissimo questo modo di concepire la vita in una realtà come la nostra dove si fa confusione tra giusti ed ingiusti. Si sono persi i veri valori della vita e gli affetti sono passati in secondo piano. Per paura che la nostra vita venga sconvolta da situazioni a noi estranee, ci barrichiamo nella nostra realtà e non abbiamo il coraggio di denunciare l’illegalità che ci circonda. E’ questo il mondo che rappresenta Buccirosso, ma è anche un modo per denunciare l’assenteismo delle istituzioni e l’omertà che ci pervade.

 
Ottima, magistrale l’interpretazione di Carlo Buccirosso, qui inedito e convincente, in grado di suscitare l’ilarità del pubblico su tematiche come la depressione e la delinquenza, la droga e l’usura, l’arrivismo. I tempi della farsa e della risata facile sembrano essere finiti per Buccirosso che, ultimamente, sta prediligendo ruoli molto più complessi. Buone le interpretazioni degli altri attori. A cominciare da Maria Del Monte a Gianni Parisi, così come valide le prove di Graziella Marina, Claudiafederica Petrella, Giordano Bassetti, Anna Burattino, Sergio D'Auria, Serenella Tarsitano, Fabrizio Miano e Antonio Spadaro. Da vedere.
Giancarlo Leone