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Intervista con Enrico Brignano

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Le parole che non vi ho detto

 

Brignano e le sue parole….
ancora non dette…

Enrico Brignano, reduce dal successo dei tre giorni effettuati al Palalottomatica di Roma, 22, 23 e 24 febbraio, con lo spettacolo A sproposito di noi, torna dopo due anni al Teatro Sistina di Roma con il suo nuovo one man show, Le parole che non vi ho detto, dove racconta ansie, vizi ed incertezze dell’uomo attuale. Con lui in scena Simona Samarelli. Visum l’ha intervistato.
Giancarlo Leone

 

 

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Il pubblico romano lo aveva già visto sul palco del Palalottomatica lo scorso febbraio dove nei giorni 22, 23 e 24 aveva fatto registrare il tutto esaurito con lo spettacolo, A sproposito di noi. Nonostante ciò Enrico Brignano non sembra essersi accontentato delle sue performance dal vivo nella capitale. Ora, dallo scorso 4 marzo e fino al 30 marzo prossimo, è ancora lui il grande protagonista dello spettacolo Le parole che non vi ho detto, che segna il ritorno dopo due anni al Teatro Sistina, dai tempi di Evviva del comico romano.

 

Si tratta di una vera e propria commedia musicale scritta dallo stesso Brignano con un gruppo di autori amici (Mario Scaletta, Augusto Fornari, Massimiliano Orfei, Manuela D’Angelo e Massimiliano Giovanetti) ed arricchita dalla preziosa collaborazione delle musiche del Maestro Armando Trovajoli. Accanto a Brignano, sul palco del Sistina, la bravissima e bellissima attrice, Simona Samarelli. Lui racconta le ansie, i vizi e le insicurezze dell’uomo attuale. Visum ha intervistato Enrico Brignano.

 
Enrico, perché questo titolo?

Quante cose nella vita si vorrebbero fare e per un motivo o per un altro rimangono solo pensieri. Per quanto mi riguarda non ne ho fatte nè ho dette un’infinità. Ho incominciato a mettere roba da parte fin da quando ero piccolo. Ma quando uno ha delle cose dentro, prima o poi le deve fare uscire. E visto che tenersi le cose dentro non fa bene – spiega l’attore - mi sono tolto questa soddisfazione e, addirittura, ci ho costruito su uno spettacolo, per l’appunto, ‘Le cose che non vi ho detto’. Una pièce che vuole raccontare le mie ‘smemorie’, il bagaglio delle mie inesperienze, tante cose da dire, quando la mia voglia di apparire e divertire si scontrava con la fretta dei miei di trovarmi un posto fisso. E’ una specie di cambio di stagione – sottolinea - per ritirare fuori i vestiti che non metti più da un po’. Ma non è il caso di buttarli perché ci sei affezionato o perché, magari, tornano di moda”.

 

Uno spettacolo che debutta a pochi giorni da quello che ha fatto a febbraio qui al Palalottomatica.

Tornare in scena dopo le diverse serate di tutto esaurito registrate al Palalottomatica è una vera sfida. Eppure due debutti in tempi così ravvicinati non mi hanno spaventato affatto. Il pubblico ha risposto numeroso in quell’occasione e anche con questo spettacolo niente male. E sa questo cosa vuol dire? Che la gente in momenti come questi ha voglia di ridere”.

 

Anche qui mancherà la satira politica. Non fa parte del suo genere!

Ha detto bene. Non è il mio genere e la lascio fare ad altri. Ormai la gente non crede proprio più ai politici di oggi, il teatro invece ha bisogno di cose alquanto credibili. E poi questa classe politica sembra essere sempre più fedele al detto: Parlatene male basta che se ne parli. Ecco un motivo in più per me per non parlarne affatto. Fare battute sui politici – ribadisce ai nostri microfoni - è come sparare sulla croce rossa.

 

L’affluenza ai miei spettacoli non dimostra che sono appetibile, ma che la gente ha necessità di ridere, ribadisco il concetto. Nei miei spettacoli cerco di non essere mai banale per rispetto nei confronti degli spettatori che pagano in anticipo per venirmi ad ascoltare. Pagano sulla fiducia e pagano anche il diritto di prevendita che secondo me dovrebbe essere abolito. Non è una critica al Sistina, ma dappertutto funziona così. Non mi faccio coinvolgere dalla grossolanità dei doppi sensi e della facile ironia legata a fatti contingenti. Io tento di penetrare nella psicologia dei miei simili – confida - cercando di esprimere il disagio corrente, le paure, le angosce, le solitudini, i traumi attraverso battute e gag. Traduco sensazioni che la gente comune avverte ma che forse non è in grado di esternare”.
Giancarlo Leone