Una relazione virtuale nel segno dell’ambiguità e del gioco che cancella la motivazione di tutti i sentimenti: “Ognuno sta da solo” di Chiara Valerio pubblicato da “Giulio Perrone Editore”. Danila Bigazzi
Un nuovo gioco delle parti, uno strenuo monologo interioriore che si dipana in rete. Due personaggi in cerca d’autore che ballano il loro “valzer degli addii” accompagnati dal ticchettio di una tastiera. Questo è l’incipit del singolare romanzo di Chiara Valerio, “Ognuno sta da solo”, pubblicato da “Giulio Perrone Editore”. Ognuno entra in questo mondo virtuale sotto mentite spoglie, Gabriele finge di essere una donna e Silvia crea il suo alter ego maschile.
Nasce una fitta corrispondenza con attese e appuntamenti di fronte allo schermo: una finzione nella finzione. Ogni emozione, ogni pensiero viene filtrato, amplificato, analizzato tramite la scrittura. Si addensano roboanti citazioni, sovrapposizioni spazio-temporali in un brodo ancestrale di oralità. Cose dette, ascoltate, ignorate, passano dall’uno all’altra incrociandosi e avvicinandoli sempre più. Se non fosse per Marzia. Marzia convive con Gabriele, una donna senza qualità, anche se le si riconosce una certa eleganza, un gusto per l’effimero che l’ha condotta a praticare la professione dell’architetto, un cattivo architetto per altro, ma “con il particolare talento di installare punti luce e canne di bambù”.
Gabriele e Marzia si vedono poco e questo li aiuta a simulare una perfetta convivenza. Finchè le cose non s’ingarbugliano in una serie d’ equivoci dovuti ad un proliferare incontrollabile di parole dove improvvisamente i libri diventano protagonisti di mondi intellettuali e paralleli.
Con un crescendo altisonante di metafore e aggettivazioni Chiara Valerio, classe 1968, insegnate di matematica e autrice di raccolte di racconti “A complicare le cose” (Pubblicato da Robin nel 2003) e “Fermati un minuto a salutare” (2007), con “Ognuno sta da solo” descrive una realtà delirante, immmaginata anche se possibile, spesso dispersiva e priva di mordente, dove a fatica si intuisce un filo conduttore. Danila Bigazzi