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Pechino 2008: il tempo, gli animali, la storia - un’opera di Huang Rui

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La storia antica di Pechino rivive
all’ombra delle Mura Aureliane

Ispirandosi alle cortine delle Mura Aureliane che circondano Roma per 18 chilometri, l’artista cinese Huang Rui ha creato un’opera di mattoni e marmo, simbolo del passare del tempo e della distruzione e ricostruzione di una metropoli.
Laura Gigliotti

 

 

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Huang Rui (nato a Pechino nel ’52) è uno dei più importanti artisti dell’avanguardia cinese. Attivo dagli anni ’70, costretto a vivere in Mongolia come bracciante durante la Rivoluzione Culturale, autoesiliato in Giappone per oltre dieci anni e tra i fondatori del gruppo d’avanguardia Le stelle, è recentemente tornato in patria dove nel 2002 ha dato vita al 798 Art District, un grande centro di produzione di arte contemporanea.
Pechino 2008: il tempo, gli animali, la storia s’intitola la grande installazione concettuale creata per il Museo delle Mura di Porta San Sebastiano, nata da un progetto per la Galleria Sala 1 della Scala Santa, l’associazione culturale fondata nel ’70 da don Tito Amodei che non è solo una sala espositiva, ma anche un luogo d’incontro e di scambio d’idee.

 

In realtà non di una si tratta, ma piuttosto di una serie di 38 installazioni, formate da un tappeto di mattoni recuperati dalle vecchie case di Pechino su cui poggia un piedistallo che sorregge un animale dello zodiaco cinese scolpito in pietra grigia: il cane, il drago, il topo…Le opere si ripetono ciclicamente in modo piuttosto monotono (secondo il gusto occidentale), animate dall’intento di mettere insieme in un confronto dialettico la concezione orientale del tempo con quella occidentale, il passato con il presente, i mattoni cinesi con le cortine delle fortificazione romane.

Sono disposte a gruppi  lungo i camminamenti, le camere per le postazioni delle macchine belliche, le sale circolari dei torrioni e la terrazza da cui si domina un vastissimo panorama sull’Appia Antica. Il tempo in Cina viene computato in modo diverso dall’occidente. Non scorre anno dopo anno in successione, ma secondo l’avvicendarsi delle dinastie.  La tradizione classica cinese lo registra sulla base dei Tronchi celesti e dei Rami terrestri a cui vengono associati i 12 segni zodiacali. In questo modo ogni 60 anni si ripete la medesima combinazione. Nell’opera di Rui i mattoni sono collocati a terra in gruppi di 60 e a ogni ciclo corrisponde un animale-spirito (come quelli che gli antichi cinesi usavano incidere sugli stipiti delle porte), che presiede al tempo e alla storia e che lega lo scorrere del tempo, l’oriente e l’occidente. Fortemente radicata nel passato e nella mentalità cinese, l’opera è anche una risposta polemica al vertiginoso sviluppo urbanistico di Pechino in vista dei Giochi Olimpici che ha portato alla drastica demolizione di interi quartieri della città vecchia, gli hutong. Non diversamente da quanto è avvenuto in passato, dice l’artista.

 

Ogni dinastia ha modificato tutto quello che la precedente aveva realizzato. I 2229 mattoni serviti per l’installazione, arrivati a Roma in 155 casse del peso complessivo di 29 tonnellate, vengono dalle ultime case distrutte. Mattoni che Rui ha fatto rivivere apponendovi in caratteri diversi una doppia data, quella del calendario gregoriano occidentale e quella del calendario cinese della tradizione. L’anno 221 a.C., inciso sul primo mattone, è quello del Topo, animale del primo imperatore  Qin Shi Huangdi, mentre il 2008 inciso sull’ultimo mattone, indica l’inizio di un nuovo ciclo.

 


La mostra, aperta fino all’8 giugno, è anche un’occasione per visitare il misconosciuto e affascinante Museo delle Mura inaugurato nel 1990 che si snoda all’interno della cinta muraria innalzata tra il 270 e il 273 d. C. dall’imperatore Aureliano, restaurata da Massenzio agli inizi del IV secolo e rinforzata e innalzata di un piano, in vista del pericolo di nuove invasioni di barbari, da Onorio nel V secolo.
Laura Gigliotti