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Le donne al Parlamento

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Le donne al Parlamento

E’ in scena al teatro Arcobaleno di Roma la famosa commedia “Le donne al Parlamento” del grande commediografo greco della Commedia Attica Antica: Aristofane (nato nel demo attico di Citadene intorno al 445 a.C. e morto in Atene verso il 384 a.C.). L’opera è portata in scena dalla Compagnia Castalia, fondata da Vincenzo Zingaro, cui si deve l’adattamento e la regia del testo.
Federica Di Bartolo

 

 

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E’ una commedia molto antica, che raramente viene proposta a teatro, nonostante la sua modernità, forse a causa di una tematica troppo politica. Fu portata in scena per prima volta dallo stesso commediografo nel 393 a. C., durante la festa religiosa delle Lenee, ad Atene.
La culla del sapere antico era ormai prostrata dai 40 anni di guerre e dalla tirannia dei Trenta, Atene era una città allo sbando e senza valori, segnata dall’incapacità degli uomini di trovare una soluzione adeguata alla crisi. Così lo scrittore immagina che le donne, ormai stanche della situazione, decidono di realizzare un colpo di stato.

 

Una volta al governo, le ateniesi  aboliscono la proprietà privata e il sacramento del matrimonio, il bene collettivo è quindi al di sopra di tutto. In questo modo non ci sarà più motivo di rubare e tutti attingeranno in parti uguali al patrimonio comune, amministrato dalle donne, che saranno in comune per tutti gli uomini e potranno fare figli con chiunque.
Il sogno però è destinato a infrangersi nel momento stesso in cui si scontra con la realtà, dando vita a momenti suggestivi, comici e paradossali, fino a diventare grotteschi. La commedia, tradotta e adattata, resta fedele all’originale anche come ambientazione, sebbene ovviamente vi siano dei riferimenti contemporanei che si palesano solo attraverso i dialoghi e le battute.

 


Lo scenario è l’antica città di Atene, rappresentata con colonne spezzate a ricordare il fatto che le Lunghe Mura e gli arsenali  erano stati distrutti durante la guerra, al centro, fra questi pilastri, si erge maestosa la statua di Atena, dea protettrice della città. La scenografia fissa, dovuta a Lorenzo Zapelloni, resta costante per tutti e due gli atti di cui è composta l’opera, ma, attraverso un gioco di luci e di musiche, si veste di un fascino particolare e suggestivo, riuscendo a colpire lo spettatore e a sottolineare i momenti salienti e più drammatici o comici della storia. A questo si aggiunge l’uso delle splendide maschere realizzate dal celebre Carboni Studio, che contribuiscono a immergere lo spettatore nella fantastica atmosfera della Commedia Classica Antica.

 

Questi travestimenti oltretutto consentono agli otto attori di interpretare personaggi diversi, dalle vecchie attempate della città, ai servi un po’ strani o le donne che partecipano al colpo di stato.
E’ un’opera frizzante, dal ritmo sempre vivo, dove lentamente si fa sempre più strada il gusto per il grottesco e il paradossale. Con questa commedia Aristofane anticipa in modo sconvolgente teorie moderne di libertà, femminismo e comunismo, una provocazione che tocca però anche il mondo di oggi, la situazione politica italiana.

 

I protagonisti dell’opera, in fondo, sono persone comuni estrapolate dalla vita quotidiana, che ancora una volta si fanno portavoce del sentire universale dell’uomo, del suo malcontento e, attraverso lazzi e frizzi, denunciano la situazione.
Una commedia da non perdere, dove gli effetti speciali sono pochi, ma nella sua semplicità regala grandi risate, spingendo a riflettere, come era l’intento principale delle commedie greche.
Federica Di Bartolo