Login | Guestbook | Immagini | Downloads | Mappa | 7 utenti on line
MENU

   Home
   Contattaci
   Chi Siamo
   Job oppurtunities


Rubriche

   Arte
   Cinema
   Eventi
   Libri
   Moda
   Mondomedi@
   Spettacolo
   Televisione
   Web Television


Pittori

   Galleria Digitale
   Giovani Promesse
   Maestri
   Nuovi Talenti


Archivio

   Archivio 2001- 2006


Multimedia

   Audio Interviste
   Video


 
Michel Marc Bouchard

Udskriv SidenStampa Send denne side til en venInvia ad un amico 

Visum ha intervistato,
il drammaturgo canadese 
Michel Marc Bouchard

Visum ha incontrato il drammaturgo canadese Michel Marc Bouchard, autore  del Quebec assai affermato a livello internazionale e pluripremiato. A Roma per una master class dedicata ai giovani autori italiani, che si è tenuta presso l’Argot Studio di Via Natale del Grande, Bouchard ci ha parlato di come nasce un testo teatrale e ci ha anche trasmesso qualche interessante impressione sulla drammaturgia contemporanea in Italia.
Gloria Bondi

Michel Marc Bouchard

 

a

Per due settimane ha lavorato con quattro giovani autori italiani. Un confronto importante, per i nostri talenti, con un autore conosciuto e stimato tanto nel suo Paese, il Quebec, quanto a livello internazionale. Dal suo debutto, nel 1983 con La contre-nature de Chrysippe Tanguay, écologiste, Michel Marc Bouchard ha raccolto il plauso della critica e del pubblico, premi prestigiosi e un successo consacrato anche dalle diverse trasposizioni cinematografiche e televisive dei suoi testi.

Michel Marc Bouchard

Monsieur Bouchard, come nasce un testo teatrale?
“Nasce da una intuizione, da un’ossessione, da un fantasma. A partire da questo materiale di origine puramente emotiva inizio a mettere ordine e strutturare, ma anche a ricercare informazioni ed elementi di vario genere (materiale storico, immagini, foto, brani musicali) che possano aiutare a dare forma alla storia. Attingo ad un patrimonio comune di conoscenze che è un importante strumento di lavoro. La prima costruzione di solito è molto lineare. Successivamente lavoro a renderla originale, insolita, enigmatica. Infine viene la ricerca dell’eleganza. Scrivere un testo è come fare un viaggio, esattamente come poi lo sarà per gli spettatori”.

 

Michel Marc Bouchard

Quali sono gli ambiti in cui di solito nasce questa intuizione?
“A posteriori, riconsiderando i miei testi, posso dire di aver lavorato molto sulle ferite dell’infanzia, ferite quasi iscritte nella carne. Ma la verità è che quando sono nel processo della creazione,  non sono realmente cosciente di questo comune denominatore”.

 

Quali sono gli elementi cardine di un testo teatrale?
“Sono quattro: una promessa, una domanda, una sorpresa e un fantasma, che è poi lo stesso autore presente in scena -  ma senza esservi fisicamente -  con la sua visione del mondo.
Qual è la caratteristica principale dei suoi personaggi?
“La marginalità, la debolezza. I personaggi al margine sono più affascinanti. Sono degli antieroi con una visione del mondo particolare. La loro è una lotta contro la differenza”.

 

Qual è la prossima storia che vorrebbe raccontare?
La ambienterei nel XVII sec. La protagonista è  una donna incinta e condannata a morte per adulterio. In prigione attende di partorire per poi essere impiccata. E’ convinta che darà alla luce una bambina e vorrebbe darla in adozione proprio  al boia che la ammazzerà perché, esattamente come lei, è un escluso. Nei pochi giorni che le rimangono – spiega il commediografo canadese - immagina come sarà la vita di sua figlia e in questo modo riesce a proiettarsi verso un futuro in cui lei non ci sarà più. In questa storia c’è anche il tem  della disillusione. Lei immaginava che il Canada, un Paes  tutto da costruire, fosse una terra di libertà, nella quale non esistessero le divisioni sociali, né le discriminazioni razziali. In Canada, al loro arrivo, le prime donne bianche divennero amiche delle indigene, che insegnarono alle europee  a vestirsi con i loro colori: il rosso, il giallo, il blu. Ma quello stesso Paese la ha marginalizzata, esclusa,  condannata”.

 

Qual è la sua impressione quando vede i suoi testi rappresentati a teatro?
“Innanzitutto devo dire che, in occasione della prima rappresentazione, sono molto presente. Per le prime due settimane lavoro a stretto contatto con il regista. E’ un momento importante perché è allora che nasce veramente l’opera. E’ allora che tutti i silenzi scritti si riempiono delle emozioni e delle espressioni degli attori. Per questo ciò che posso dire riguardo ad un mio testo prima della prima rappresentazione – sottolinea Bouchard - - è completamente diverso da quello che dirò dopo averlo visto portare in scena. Il teatro è un continuo divenire”.

 

Come è stato il suo confronto con i giovani autori italiani?
“Credo che in Italia l’autore sia purtroppo condizionato dalle difficoltà del teatro in generale. La grave carenza di fondi fa sì che gli autori scrivano già adattando l’opera a ciò che si potrà fare: pochi personaggi, scene povere… Questo è molto limitante per il loro talento e la loro libertà di espressione. Credo che gli autori italiani debbano ritrovare la gioia di scrivere e la fiducia”.

 

Quale messaggio ha lasciato loro?
“Li ho esortati a liberarsi dal fardello della tradizione che in Italia è tanto importante quanto pesante. E’ la stessa malattia che ha distrutto l’opera. Una società che crea solo dei segni, ma non dei sensi è perduta. In Canada la situazione è diversa. Perché noi stiamo – spiega-  creando ora la nostra tradizione e il ruolo degli autori è fondamentale. Ma il vostro è un Paese che ha sempre saputo raccontare storie. Dovete recuperare e riscoprire la vostra bravura nel narrare, il gusto di narrare. Magari passando anche attraverso i dialetti. E poi – conclude - senza paura, scrivere, scrivere, scrivere…”.
Gloria Bondi