Al Teatro Argentina di Roma, The Fireman firmato Luca Ronconi
Il romanzo di Ray BradburyThe Fireman divenne negli anni ’60 un film di Francois Truffaut con il titolo Fahrenheit 451, la cui vicenda riappare adesso nella traduzione italiana (Monica Capuani e Daniele D’Angola) della versione teatrale curata dallo stesso autore. Luca Ronconi ne ha fatto uno spettacolo – prodotto dai maggiori complessi teatrali di Torino, Milano, Roma e Palermo – d’impressionante resa scenica. Carlo Vallauri
I protagonisti vivono in una società totalitaria nella quale un potere autoritario non solo ha proibito la lettura di libri, ma ne impone il rogo, con punizioni pesantissime nei confronti dei trasgressori. È un’opera che sul filone di Huxley (Il mondo nuovo) e Orwell (1984), denuncia il dispotismo implicabile di una dittatura che diffonde in tutta la popolazione il senso di paura e una profonda desolazione tra quanti apprezzano il valore della cultura.
I dissidenti sono tuttavia numerosi ed anzi i più coraggiosi diventano missionari per salvare il patrimonio letterario dell’umanità, tanto da decidere di imparare a memoria i testi principali. La realizzazione scenica è impostata sull’azione dei vigili del fuoco, che, procedono all’opera di distruzione dei libri (ed alte e grosse fiamme vere s’alzano nel palcoscenico).
Ma presto ascolteremo le loro parole, apprenderemo che essi non condividono le assurde imposizioni: anzi alcuni di essi, come il più anziano (Alessandro Benvenuti), non esitano a nascondere in casa copia di parecchi volumi, mentre un vecchio saggio, col nome simbolico di Faber, ne tesse le lodi: memorabile interprete ne è Elisabetta Pozzi (convinta e tenace promotrice della rappresentazione), nel rendere, oltre a questo personaggio significativo, il ruolo di Clarissa, una fiduciosa appassionata dei libri.
Le lunghe scene con i libri che bruciano possono apparire inizialmente ripetitivi, ma sono appunto dirette a sottolineare l’implacabile imperio di una legge non tanto immaginaria se pensiamo che grandi Stati nel recente passato non hanno esitato a proibire, nella “colta” Europa, la lettura di opere insigni e a bruciarle effettivamente nelle piazze come monito per i dissidenti.
Lo spettatore di oggi avverte un senso di imbarazzo che diviene indignazione: ma non dimentichiamo che insigni sedicenti intellettuali non protestarono anzi spesso esaltavano quei regimi di terrore e vergogna.
Il finale, con tante persone che camminano sulla scena, ciascuna di esse ripetendo a voce alta le parole dei libri più famosi, dalla Bibbia ad Aristotele, da Cervantes a Moliere, al fine di non farne perdere la memoria, costituisce il punto forte della regia, destinato a restare impresso nella coscienza e negli occhi degli spettatori, e merita di per sè l’intero spettacolo.
Tra gli altri attori Fausto Russo Alesi, Melania Giglio e Mariagrazia Mandruzzato. Scene di Tiziano Santi. Carlo Vallauri