Login | Guestbook | Immagini | Downloads | Mappa | 10 utenti on line
MENU

   Home
   Contattaci
   Chi Siamo
   Job oppurtunities


Rubriche

   Arte
   Cinema
   Eventi
   Libri
   Moda
   Mondomedi@
   Spettacolo
   Televisione
   Web Television


Pittori

   Galleria Digitale
   Giovani Promesse
   Maestri
   Nuovi Talenti


Archivio

   Archivio 2001- 2006


Multimedia

   Audio Interviste
   Video


 
La collezione Lemme a Palazzo Chigi di Ariccia

Udskriv SidenStampa Send denne side til en venInvia ad un amico 

La collezione Lemme
a Palazzo Chigi
di Ariccia

Nella seicentesca residenza chigiana di Ariccia, si è aperta lo scorso 10 novembre, fino al prossimo 10 febbraio, la mostra dal titolo Museo del Barocco Romano. La Collezione Lemme. Palazzo Chigi in Ariccia. Si tratta di 128 dipinti appartenenti alla più ampia quadreria di Fabrizio Lemme e che, l’avvocato, lo scorso aprile, ha donato, in via definitiva, al museo aricciano. La raccolta è nata dopo anni di ricerca e di acquisizioni, grazie al prezioso aiuto di grandi alfieri dell’arte come Federico Zeri, Giuliano Briganti ed Italo Faldi.
Mostra e catalogo sono a cura di Vittorio Casale e Francesco Petrucci.
Catalogo edito da Edizioni De Luca.
Vittoria Severini

Catalogo della mostra

 

a

La rinnovata importanza sociale della borghe­sia nello spaccato quotidiano della prima metà del Settecento, vedrà potenziare il ruolo dell'amatore e del collezionismo; particolarmente a Roma la cultura artistica fu retta dalle Accademie facenti capo a quelle di San Luca e dei Virtuosi al Pantheon.
La Congregazione dei Virtuosi, consi­steva nell'essere il più artistico fra i sodalizi religiosi, per la sua composizione, e il più religioso tra quelli artistici per la sua attività da sorella pia dell'Accademia di San Luca, nel suo doppio scopo di ser­vir Dio attraverso le opere di pietà e le opere d'arte (H. Waga).

Girolamo Pompeo Batoni, San Bartolomeo con i simboli del martirio, olio su tela, cm 72x60.


Diversamente, l'Accademia di San Luca gestiva la vi­ta professionale degli artisti, educando e promuovendo nuovi talenti attraverso i famosi concorsi Clementini, voluti da papa Clemente XI (1700-1721) che, sin dagli esordi, affidò all'Accademia stessa il compito di organizzarli; ad essi potevano partecipare studenti italiani e stranieri che non avessero superato il venticinquesimo anno di età.

Carlo Maratti, L’incontro di Cristo portacroce con Veronica lungo la via del Calvario, olio su tela, cm 132x96.

I premiati dell'Accademia non acquisivano il diritto ad essere nominati accademici "d'onore" o "di merito" e potevano diventare membri dell'Accademia anche a distan­za di parecchi anni.
Notevoli erano i privilegi di un accademico che, ol­tre al riconoscimento ufficiale del proprio successo, vedeva garantirsi la possibilità di partecipare a com­mittenze pubbliche (E. Debenedetti); tali opportunità divennero un fenomeno im­portante nell'ambiente romano, in cui sempre più numerose erano le presenze di artisti d'oltralpe, richiamati in Italia sia dalla bellezza dei modelli classici e rinascimentali sia da borse di studio messe a disposizione dall'Accademia di Francia, istituzione parallela a quella roma­na di San Luca. È questo il contesto storico-artistico che fa da sfondo alla maggior parte dei maestri presenti nella collezione: da Pompeo Batoni (1708-1787) a Marco Benefial (1684-1764) da Sebastiano Conca (1680-1764) a Carlo Maratti (1625-1713).

Giacinto Brandi, Ebbrezza di Noè, olio su tela, cm 160x136.

Proseguendo con Giacinto Brandi (1621-1691), Fernando Francesco detto L’Imperiali (1679-1740), dal nome del cardinale suo mecenate, e Guillaume Courtois il Borgognone (1628-1679)…un segmento di arte romana di cui la storiografia si è occupata non prima degli anni ‘70 del secolo scorso e che attualmente esercita un forte interesse di critica e di  rinnovata attenzione del pubblico.

Fernando Francesco detto L’Imperiali, Ettore e Andromaca, olio su tela, cm 103x108.

L’intero corpus delle opere andrà ad arricchire, insieme con la famosa Collezione Fagiolo, il Museo del Barocco situato al secondo piano della dimora berniniana.
Si può pertanto concludere affermando che questa importantissima acquisizione, assieme al patrimonio chigiano e alla collezione Fagiolo, candida Palazzo Chigi ad essere il riferimento a livello internazionale per il Barocco Romano, per la particolare coerenza, omogeneità e sistematicità di presenze artistiche anche rispetto alle massime istituzioni museali romane.
Vittoria Severini

Guillaume Courtois il  Borgognone, Il Martirio di Sant’Andrea, olio su tela, cm 106x66.