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Le Lenci

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Nei panni di una bambola.
Le Lenci dalla collezione
di Grazia Caiani 1919-1940

Recentemente, presso lo spazio polifunzionale Sala Santa Rita di Roma, si è tenuta la mostra dal titolo Nei panni di una bambola. Le Lenci dalla collezione di Grazia Caiani 1919 - 1940. Si tratta di una breve divagazione, sul mondo un po’ retrò di quelle dolly che tanto fecero sognare noi e le nostre nonne.L’esposizione, promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma e organizzata da Zetema Progetto Cultura, è stata allestita da Alessandra Giuri. Il catalogo, curato da Gloria Raimondi, è edito dalla Palombi Editore. La colonna musicale che ha fatto da sfondo alla rassegna è stata a cura di Gianni Borgna.
Vittoria Severini

Bambole Lenci, varia tipologia. L’acrobata in primo piano è un esempio di giocattolo Steiff, Museo del Giocattolo Pietro Piraino, Bagheria (Pa).

 

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L’attuale ambiente espositivo dal nome Sala Santa Rita, fu in realtà l’antica chiesa di Santa Rita da Cascia eretta intorno al 1653, presso la scalinata dell’Aracoeli, su progetto dell’architetto Carlo Fontana (1638 – 1714). Durante il proseguimento dei  lavori per la costruzione del Vittoriano (1928), l’edificio fu scomposto e ricostruito, circa dieci anni dopo, nella collocazione attuale. Nel 1990, il tempietto, divenne patrimonio del Comune ed impiegato come pregiato contenitore di mostre e momenti culturali in genere; infatti sono state ospitate fino ad oggi opere di grandi artisti quali Robert Capa (1913 – 1954), Arnaldo Pomodoro (1926), Maria Signorelli (1908 – 1992) e tanti altri. Le bambole esposte erano una selezione di 60 pezzi, rigorosamente a marchio Lenci, estrapolati dalla più ampia collezione di Grazia Caiani che, dagli anni ’80, ha raccolto circa 200 esemplari collocabili cronologicamente tra il 1874 ed il 1970.

 

Bambola Lenci, 1930, Museo del Giocattolo Pietro Piraino, Bagheria (Pa).

La tradizione farebbe provenire il nome Lenci dall’acronimo dell’aforisma latino Ludus Es Nobis Constanter Industria, tradotto in “Il gioco è per noi continuo lavoro”, coniato dal poeta Ugo Ojetti (1871 – 1946) per descrivere l’attività della piccola impresa appena avviata.
La ditta nacque, infatti, a Torino nel 1919 per volere di Elena Konig Scavini (1886-1974), che ispirata dai balocchi della ditta tedesca Steiff, decise di realizzare i primi prototipi di poupée in panno.

Bambola Lenci, Pouty, 1925, coll. Privata (foto da Rosita Siccardi).

Ella si distaccò, però, ben presto dal modello tedesco, per realizzare bambole più espressive, più variegate e di sicuro più “tipizzate”: queste creazioni si distinguevano dal mercato contemporaneo per la minuziosa accuratezza nella lavorazione essendo eseguite interamente a mano e realizzate in feltro pressato a vapore (o a caldo) attraverso stampi sagomati per la testa, con capelli in mohair, visi egregiamente dipinti ed abiti confezionati in maniera impeccabilmente sfarzosa.

Bambola Lenci,Gioia, 1932, coll. Privata, (foto da Rosita Siccardi).

Importanti figure artistiche contribuirono ad accrescere la bellezza e la fama del prodotto in tutto il mondo: si tratta di personaggi come Marcello Dudovich (1878 – 1962), Mario Sturani (1906 - 1978), Gigi Chessa (1898 – 1935) e Felice Tosalli (1883 – 1958) che favorirono il diffondersi, ante litteram, del ben noto made in Italy.

Bambola Lenci con costume tradizionale russo, 1930, Sala Santa Rita, Roma.

Infatti le bambole Lenci hanno rappresentato il fiore all'occhiello dell’industria italiana del primo dopo guerra ed un’ assoluta innovazione nel campo della manifattura: non erano le classiche “pupattole” dal volto di porcellana, gli occhi di vetro ed i vestiti kitsch, ma con il loro volto imbronciato (pouty) e  il loro sguardo “di sbieco”, rappresentavano l’oggetto “cult” che, sia i bambini sia gli adulti, dell’alta e media borghesia, volevano possedere. Intorno agli anni ’30 i proprietari della società, fra cui i Garella, futuri ed unici detentori del marchio, furono costretti, a causa della crisi americana del ’29, a rilanciare sulla “piazza” un articolo che fosse più economico e meno deteriorabile.

Bambola Lenci, Bambina, 1930, Sala Santa Rita, Roma.

Ecco nascere le dolly lavabili che, ricoperte da una pellicola trasparente di cellulosa, potevano, apparentemente, essere deterse in caso di sporcizia. A questa serie appartengono i Prosperity baby, pupetti stilizzati dai grandi occhi marroni, vestiti con una tutina color rosa e dal fausto nome di “bambini prosperità”.  E così “tra corsi e ricorsi” la storia della manifattura perdura fino ai nostri giorni quando purtroppo nel 2002 cessa ogni sua attività. Per tutti gli ottanta anni di produzione, la Lenci seppe armonizzare l’eccellente qualità della lavorazione con uno sviluppato senso estetico, capace di cogliere gli spunti offerti dall’universo moderno con i suoi miti, i suoi vezzi e le sue mode: famosi sono i “tipi” ispirati ai divi del cinema, del varietà e della vita salottiera come Josephine Baker (1906-1975), Shirley  Temple (1928) e Rodolfo Valentino (1895-192).

Bambola Lenci, Bambina Giuliana, 1933, Sala Santa Rita, Roma.

Le bambole in mostra hanno simboleggiato, a grandi linee, il percorso intrapreso dalla fabbrica in questi anni: al centro dell’aula unica, una grossa teca a quattro facce, contiene, suddivide per epoche, alcune delle più belle realizzazioni della Lenci.
Hanno concluso l’iter espositivo, due consolle, in corrispondenza degli antichi altari laterali, che contengono vecchi giornali, quotidiani, depliant e pubblicità.
Nel primo contenitore comparivano bambole afferenti gli esordi della manifattura come la bambola con il costume russo degli anni ’30  o la dolly bambina; nella seconda vetrina sono stati esposti modelli compresi tra gli anni ’30 e ’40 come la bambina Giuliana, la Lady ed infine i due Calciatori.

Bambola Lenci, Lady, 1936, Sala Santa Rita, Roma.

Il terzo raccoglitore ha custodito la linea più famosa delle creazioni Lenci: i Prosperity baby. Un nutrito numero di bambini dallo sguardo dolce, morbido e vellutato che, come ha spiegato Grazia Caiani in un articolo per la rivista “Antique Doll Collector” (2002
Il quarto espositore ha accolto le ultime bambole Lenci tra cui la famosa Agnesina, offerta in omaggio agli acquirenti della Pasta Agnesi intorno agli anni ’50. A corollario della mostra la proiezione del lungometraggio, concesso dalla Rai Teche ed Istituto Luce, composto da una serie di interviste, filmati e documentari sulla genesi e sul declino di questa ultima “fabbrica dei sogni”. 
Vittoria Severini

Sito Internet:
www.salasantarita.culturaroma.it

Bambole Lenci, I calciatori, 1931-1935, Sala Santa Rita, Roma.