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A Chorus Line

 

Il ritorno di A Chorus Line

Al Teatro Brancaccio di Roma, fino al 24 febbraio e poi in tournée, è tornato il musical A Chorus Line grazie alla Compagnia della Rancia che propone la terza edizione (la prima nel 1990). La regia è firmata da Saverio Marconi e Baayork Lee, mentre il riallestimento italiano è di Luis Villabon.
Giancarlo Leone

 

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Eccoli lì, al centro della scena, con l’occhio di bue puntato e costretti dal regista di un musical da allestire a raccontare il perché sono lì, cosa li ha spinti a fare questo provino; certo non sono per niente a loro agio. Volevano fare un provino di danza ed invece devono raccontare i fatti loro ad uno sconosciuto, che s’immedesima il loro psicanalista. Che si fa oggi per ottenere un lavoro? Anche questo, magari mentendo per essere presi. Qualche bugia ci sta pure bene. Otto dei diciassette ragazzi scampati alla prima selezione saranno oltre la “linea del coro” a fare i ballerini di fila, il sogno per loro da realizzare. Questa in sintesi la trama di A Chorus Line, attualmente in scena, fino al 24 febbraio, al Teatro Brancaccio di Roma e poi in tournée.

 

Dalla platea rimane difficile apprezzare al meglio questo lavoro che forse, per dare un’emozione forte come il film di Attenborough, dovrebbe essere rappresentato al livello del pubblico. Le parti non danzate, che sono di più, tante volte sembrano lunghissime, gli attori forse poco carismatici rispetto a quanto il personaggio offre. Certo se le canzoni fossero state in lingua originale tutto sarebbe stato meglio. Ma a queste operazioni della Compagnia della Rancia ci siamo abituati.

 

Il finale è un vero tripudio. Tutti i ragazzi vestiti con i loro abiti di scena dorati, e con una scenografia che attesta la grande magia del teatro, ballano scatenando a scena aperta applausi fragorosi.
La regia, ineccepibile e ben calibrata, a tutto ritmo, è firmata da Saverio Marconi e Baayork Lee, mentre il riallestimento italiano è di Luis Villabon.
Giancarlo Leone